Con il termine “disturbo dell’umore” si designa la vasta classe delle patologie e sintomi che consistono in alterazioni o anomalie del tono dell’umore dell’individuo, che siano di entità tale da causare alla persona problemi o disfunzioni persistenti o ripetute, oppure disagio marcato.

Il concetto di tono dell’umore indica il correlato emotivo di fondo della nostra attività mentale. Ogni persona ha un proprio tono dell’umore che il soggetto tende a manifestare con maggiore frequenza. Questo può essere considerato come caratteristico del soggetto, quale abitudine caratteriale e come parte del temperamento della persona.

Diagnosi

Oltre all’umore di base del soggetto, vengono considerate fisiologiche alcune oscillazioni periodiche in conseguenza di avvenimenti allegri o tristi, occorre quindi distinguere un’oscillazione fisiologica del tono dell’umore da un’alterazione patologica che deve venire diagnosticata e curata.

Esistono 4 criteri fondamentali che sono indicatori di alterazione patologica del tono dell’umore:

  • Inadeguatezza della reazione affettiva agli eventi (ridere ad un funerale)
  • Intensità dell’alterazione affettiva: numero e gravità dei sintomi presentati
  • Qualità dell’umore (a volte il paziente non si sente triste ma si sente diverso come se avesse interrotto il suo continuum esistenziale)
  • Compromissione del funzionamento sociale e lavorativo

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Episodio depressivo maggiore

Si definisce episodio depressivo maggiore un periodo circoscritto di tempo durante il quale l’umore è persistentemente e gravemente depresso. Nella forma classica questo disturbo ha una durata tipica, superiore alle due settimane ma inferiore ai 12-18 mesi. Clinicamente, si osserva una caduta primaria del tono dell’umore quale sintomo preponderante, che influenza negativamente anche altre funzioni mentali e somatiche.

A seconda dei sintomi presenti si considerano diversi “cluster”, cioè aspetti o ambiti di disturbo. Questi hanno legami con fattori individuali (condizioni fisiche, età, carattere), sociali e culturali. Gli ambiti (cluster) principali sono:

  • Emotivo – Affettivo: il soggetto è triste, scoraggiato, abbattuto, si dispera, piange, si chiude in se stesso; non sempre il paziente sa di avere un disturbo, ma si sente come se avesse una “morte interiore”; è caratterizzato inoltre da anedonia (incapacità di provare piacere), che si nota soprattutto nelle circostanze che prima lo rendevano felice, inoltre, indifferenza per ciò che accade intorno e per le persone che gli stanno vicino, che si nota anche nelle espressioni del volto e nella gestualità,
  • Cognitivo – Percettivo: secondari al calo dell’umore si hanno disturbi cognitivi, delle prestazioni intellettuali, del pensiero, della memoria, della percezione sensoriale; il paziente si sente intontito e confuso; è caratterizzato da calo della concentrazione, anedonia, rallentamento del pensiero fino alla staticità caratteristica della depressione melanconica (“arresto temporale“) inoltre il paziente ha scarsa autostima, si sente inadeguato, incapace, inferiore agli altri
  • PsicoMotorio: caratterizzato da rallentamento fisico oltre che del pensiero; il paziente resta a letto tutto il giorno, non si interessa della sua igiene personale, non parla, ha caratteristiche catatoniche come sguardo fisso e rallentamento dell’attività mimico-gestuale e verbale (anche se la mimica resta fissa su un’espressione sofferente, a differenza del parkinsoniano che ha una mimica inespressiva); in alcuni casi si ha un atteggiamento di agitazione psicomotoria con movimenti senza pace portati dall’ansia e dall’insofferenza
  • SomatoVegetativo: la depressione causa sintomatologia somatica con alterazione dell’appetito per perdita del piacere alimentare e calo del peso corporeo (in alcuni casi si ha iperfagia e aumento del peso) inoltre astenia, affaticabilità, pesantezza psicofisica e torpore, disregolazione del ciclo sonno-veglia come addormentamento ritardato, risvegli multipli notturni, risveglio precoce al mattino con sensazione di cattivo riposo, calo della libido e dell’efficienza sessuale, sintomi cardiovascolari come oppressione toracica e cardiopalmo
  • Cronobiologico: i sintomi si ripetono con decorso oscillatorio circadiano e stagionale, si hanno picchi depressori al mattino (dovuti ad insonnia) e riduzione della sofferenza verso sera.

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Tipi Clinici

  • Depressione Melanconica: caratterizzata da cluster psicomotorio e cronobiologico. La persona lamenta una sofferenza cronica diversa dalla tristezza, con sensazione di frattura dal continuum esistenziale solito. Il paziente si sente spento ed emotivamente inibito. Può provare un senso di dolore morale. La malattia ha un’eziologia endogena, è cioè dovuta ad una predisposizione individuale biologica più che da eventi esistenziali (frequenza: 20% sul totale dei casi).
  • Depressione Psicotica: caratterizzata dal cluster cognitivo-percettivo, con deliri di colpa, di rovina economica, ipocondriaci, negativistici di negazione del proprio essere. Alcuni sintomi derivano direttamente dall’alterazione del tono dell’umore, cui si aggiungono altri deliri incongrui indipendenti dalla depressione, persecutori e di riferimento (il paziente pensa che tutto quello che succede sia riferito a lui, che la gente lo osservi per strada). Può includere gravi allucinazioni. Anche questo tipo di depressione ha un’eziologia endogena biologica (frequenza: 15% sul totale dei casi)
  • Depressione Atipica: caratterizzata da sintomi somato-vegetativi inversi, come ipersonnia, iperfagia, aumento di peso, aumento di reattività motoria. Colpisce soprattutto le donne con disturbo di personalità istrionico.
  • Depressione Catatonica: caratterizzata da sintomi psicomotori negativi, come rallentamento dell’attività motoria ed intellettiva sino alla catatonia (rigidità motoria, acinesia mutismo), alternati a momenti psicomotori positivi, come stati di irrequietezza ed agitazione.

È da considerare che il concetto di “tipo clinico”, così come il concetto di “cluster”, indica solo la forma in cui si presentano i sintomi. Non contiene informazioni su eventuali cause – come conflitti interiori e difficoltà esistenziali, traumi o altro vissuto personale – che potrebbero essere messi in collegamento con la condizione del paziente. Clicca QUI se vuoi saperne di più.

Disturbo bipolare

Si definisce disturbo bipolare   un disturbo dell’umore caratterizzato dal susseguirsi di episodi depressivi maggiori, di episodi maniacali o misti, e di periodi di relativo benessere.

Epidemiologia: prevalenza del 0,4-1,6% con uguale distribuzione tra i sessi; il primo episodio nei maschi è maniacale, nelle femmine è depressivo; è presente familiarità che aumenta fino al 24% presenza di disturbo bipolare I nei parenti di pazienti, al 5% presenza di disturbo bipolare II, al 24% di disturbo depressivo maggiore.

Complicanze: comportamenti violenti, abuso di alcol, compromissione lavorativa e sociale, cronicizzazione del disturbo bipolare con aumento della frequenza degli episodi (disturbo bipolare a rapida ciclicità) e scomparsa degli intervalli liberi da sintomi (disturbo bipolare a ciclo continuo), entrambi favoriti dall’utilizzo di trattamenti antidepressivi (farmaci triciclici e distiroidei).

Esordio: tra i 15 e i 40 anni, si ha esordio più precoce in pazienti con disturbo di personalità, che presentano numerosi episodi maniaci.

Decorso: si ha una variabilità individuale, anche se si ripete il ciclo “maniaco-depressivo” o ciclo bipolare, con il quale si intende il periodo di tempo trascorso tra due episodi con stessa polarità. La durata dei cicli può decrescere con il passare del tempo, per una riduzione dell’intervallo di benessere, fino ad un aggravamento del disturbo, che può essere di due tipi: decorso a ciclo continuo (senza intervalli liberi da sintomi) o decorso a cicli rapidi (con più di 4 episodi critici nell’arco di 12 mesi, con o senza periodi di remissione completa). La terapia prevede un trattamento farmacologico, psicoterapia, psicoeducazione.

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